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Chi siamo, dove siamo, dove andiamo?
Quando i telefonini cominciarono a diffondersi e diventare accessibili a tutti, circa trenta anni fa, c’era un tormentone che si poteva ascoltare in continuazione per strada. Era formato da queste domande: dove siete, che fate, dove andate? Queste espressioni diventarono subito ripetitive, scontate, banali. Servivano solo a fare un minimo di conversazione, a giustificare la chiamata, che altrimenti sarebbe stata del tutto inutile. Più o meno le stesse domande, hanno, in realtà, un profondo significato esistenziale e dare una risposta è molto difficile. La filosofia e la religione si basano proprio su questo. Esprimo un punto di vista, più che altro alla luce di quanto sta succedendo.
Chi siamo?
Cominciamo col dire chi non siamo. Di certo non discendiamo da questi esseri. Appartengono a specie precedenti. E neppure ci riconosciamo in queste persone, nelle loro espressioni. Non abbiamo la religiosità che alcuni mostravano di avere e neppure la voglia di combattere in continuazione. Erano sempre armati. Chi erano i loro nemici? Li sapevano riconoscere bene e per questo erano sempre sulla difensiva? Noi di certo non li sappiamo riconoscere. E dove sono più queste donne e questi uomini forti. Non siamo semidei e forse nemmeno più così libertini. Siamo discendenti delle scimmie dell’Africa o degli eroi del Nord, di Iperborea? Né possiamo dire di appartenere a queste specie per metà serpenti, ai satiri, ai minotauri, ai centauri. Non abbiamo le ali e i nostri lobi non sono così lunghi, tantomeno le orecchie. Loro avevano a che fare con mostri riconoscibili, oggi i mostri somigliano a noi. E quale donna accetterebbe in regalo una testa di cinghiale o di un gigante. Loro sapevano riconoscere il male e noi no. La nostra bontà giova alla nostra sopravvivenza o sarebbe meglio essere cattivi? Per ogni specie precedente, comunque, è arrivato un diluvio, una guerra totale, un reset: una volta, due volte, 10 volte. Infatti non ci sono più. E poi di nuovo altre città, o forse le stesse di prima, con la parola nuovo davanti: Neapoli, Nuova York, Novgorod. Quindi credo che noi siamo un esperimento successivo. La nostra civiltà non può avere migliaia di anni. Non solo non ricordiamo niente, voglio dire a parte i ricordi che ci vengono inculcati, ma non sappiamo neanche cosa mangiare e quanto mangiare, o come nutrire il nostro spirito. Ma anche l’atmosfera è cambiata, apportando variazioni nella biologia. Fra le specie più distinte del passato, c’era quella dei giganti, capaci di costruire meraviglie. Perché si è estinta, nonostante la grande intelligenza? Prima vivevano a lungo, avevano avuto il tempo per consolidare una civiltà, poi sono scomparsi. Forse c’è stata una variazione nella pressione atmosferica, è subentrata una malattia da decompressione e la colonna vertebrale non reggeva più il carico. Il cloruro di sodio che prima era nell’atmosfera e si assorbiva con la respirazione è precipitato nel mare a sul suolo. Ecco perché ora bisogna andarlo a cercare per ripristinare la pressione cellulare. Ma, se non siamo una evoluzione, allora siamo una clonazione, una importazione. Da dove veniamo? Queste navi e questi treni portavano bambini. Chi costruiva navi simili e dove? Erano là le incubatrici. I nuovi arrivati trovavano città già costruite e storie già scritte. Questi palazzi c’erano già. Se fossero stati costruiti da poco sarebbero stati pieni di vita, invece sono avvolti da una patina temporale. E se erano stati costruiti cento anni prima, per chi erano stati fatti, per decine di persone o decine di migliaia. Se per decine, sarebbe stato uno spreco di risorse, se per decine di migliaia che fine hanno fatto i precedenti abitanti?
Dove siamo?
Siamo in un recinto, una prigione, innanzitutto. Da cosa lo capiamo? Dal fatto che altri decidono per noi senza interpellarci. Ci comandano e ci constringono a fare cose che non vogliamo, ma che ci coinvolgono e sconvolgono le nostre vite. Chi di noi vorrebbe una guerra? Eppure le fanno scoppiare. Vogliamo vivere in un modo, ma ci inducono a vivere in un altro. Ci portano a odiare i nostri vicini. C’è un’entità aliena che ci assedia. E’ una biologia a noi ostile, che ci circonda e contamina anche l’etere, con la magia nera dei messaggi perversi. Siamo tenuti ad accettare dei dogmi senza discutere e il paradigma scientifico viene adoperato come un martello. Guai a parlare di geografia, per esempio, della forma della terra, della sua vastità, delle zone interdette. Le ultime donne e uomini liberi furono gli esploratori artici e antartici, l’aviatrice Amelia Earhart e l’ammiraglio Byrd, poi è calato il silenzio. La terra è stata ritagliata e ci è stata assegnata una riserva. Ora è difficile viaggiare fuori dagli spazi consentiti.
[ CRACMAL: https://youtu.be/zf3f1cYXwLM ]
Category | News & Politics |
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